Translate

lunedì 19 marzo 2018

Toccata e fuga a Venezia

Questa volta ci spostiamo da Milano; e decisamente non si tratta di gite da "pausa pranzo".
Il fatto è che recentemente sono stata a Venezia e volevo parlare di due percorsi che ho fatto e secondo me meritano!

Itinerari Segreti a Palazzo Ducale
Palazzo Ducale, celeberrima sede istituzionale del governo di Venezia e dimora dei dogi è una meta obbligata per chiunque passi per Venezia. C'è il percorso istituzionale, attraverso le sale di rappresentamza, e poi ci sono due percorsi speciali: gli itinerari segreti e i tesori del Doge.



La scala dei giganti, che dà accesso alle stanze del Doge


Oggi parlo del primo, gli itinerari segreti.
Si tratta di una visita guidata un po' particolare, che permette di visitare le stanze meno nobili e, letteralmente, segrete dell'edificio.

Si parte dalle prigioni o Pozzi. 

 Una delle celle è addirittura "arredata" con gli allestimenti dell'epoca: il tavolaccio per dormire, una mensola e il bugliolo. 


un graffito lasciato da un condannato

i numeri delle celle. Scolpiti al contrario per indicare il sovvertimento della vita in prigione
Queste celle si trovano al di sotto del piano stradale e in caso di acqua alta si allagano anche fino all'altezza delle ginocchia. La situazione era peraltro voluta: una sorta di punizione "naturale" che si aggiungeva alla pena comminata dal giudice.

Le segrete prendono (poca) luce solo da finestrelle poste nel corridoio e le porte delle celle erano in legno massiccio. In cella i prigionieri erano completamente al buio. Per evitare che sopraggiungesse la cecità entro breve tempo, durante il giorno le guardie permettevano loro di restare nel corridoio. Visitando quel luogo la cosa che mi ha colpito di più è che ci siano state persone che sono sopravvissute e ne sono uscite sulle loro gambe una volta scontata la (lunga) pena!



Dai Pozzi, attraverso una stretta scala, si accede ad una "anticamera": qui troviamo la cella per i "visitatori" dove i prigionieri incontravano i familiari e gli stessi avvocati.

La scala di accesso veniva nascosta da una botola in modo che dall'esterno nessuno sapesse esattamente dove stavano i prigionieri: nemmeno i loro avvocati.


la scala che conduce agli uffici dei funzionari
la cella per gli "ospiti" in visita ai detenuti
Passato questo pianerottolo, si passa nelle sale di due importanti funzionari: il Notaio Ducale e il Deputato alla Segreteria del Consiglio dei Dieci. Si tratta di funzionari importanti e soprattutto NON nobili: cittadini dei ceti sociali più elevati.





 
Salendo ancora si arriva all'ufficio del Cancellier Grande. Questi era un cittadino non patrizio eletto dal Maggior Consiglio, ed era a capo della burocrazia veneziana. La massima carica cui poteva aspirare un non nobile. 
Per garantirsi la lealtà di questo personaggio, vero custode dei segreti della Serenissima, egli godeva di un immenso prestigio (per importanza era secondo solo al Doge) e di un appannaggio notevolissimo (uno "stipendio" di motli milioni di euro di oggi). La carica era a vita e, di solito, gli eletti erano piuttosto giovani (30-35 anni). La strategia sembra aver funzionato: nessuno di loro tradì mai la sua città.

La stanza successiva è la vasta e bellissima Cancelleria Segreta: le sue pareti sono ricoperte di stipi ove venivano conservati tutti gli atti privati. Al di sopra degli stipi le pareti sono decorate con gli stemmi di tutti i Gran Cancellieri della storia.





Un'altra sala inquietante è la Sala del Maggior tormento: la sala della tortura.
Si tratta di una sala alta due piani al cui soffitto è appesa una corda che scende su una sorta di podio posto al centro. Il prigioniero, con le mani legate dietro la schiena, era "appeso" alla corda e lentamente sollevato. Al tormento assistevano gli altri prigionieri: in attesa del loro turno sostavano su una balconata e assistevano al supplizio. L'idea era di applicare due torture: quella fisica e quella psicologia. Quest'ultima era particolarmente efficace e spesso bastava lasciare il condannato legato, ma non appeso, a meditare qualche ora, per ottenere una confessione piena.


il podio del condannato e la balconata degli spettatori

la scrivania degli inquisitori
 La tortura a Venezia fu progressivamente abbandonata e infine abolita nel Settecento.

Particolare suggestivo, le sessioni di tortura avvenivano di pomeriggio avanzato: per questo la stanza è rivolta ad ovest e due ampie finestre in alto illuminano il condannato, come su un palcoscenico, mentre lasciano in ombra gli scranni dei giudici inquisitori, tutelandone anche l'identità.

La tappa successiva sono i Piombi: le prigioni rese famose da Giacomo Casanova che vi fu detenuto e da cui fuggì.
Il nome deriva dalla copertura del tetto costutuita da lastre di piombo. Si tratta di sei o sette celle destinate prevalentemente ai prigionieri politici. Erano decisamente più confortevoli dei terribili Pozzi anche se d'estate diventavano caldissime.
le porte basse rallentavano eventuali fuggitivi



la cella di Giacomo Casanova


Dai Piombi si accede al sottotetto, ampio e suggestivo. In parte accoglie un'armeria mentre luna zona "grezza" mostra il soffitto delle sale nobili.
la scala che porta al sottotetto




l'armeria

il soffitto delle sale di rappresentanza




Al termine della visita si può proseguire con il tour normale di Palazzo Ducale e le prigioni nuove collegate ad esso tramite il celeberrimo Ponte dei Sospiri.
l'uscita segreta che porta alle sale di Palazzo Ducale



il Consiglio dei Dieci

la sala del Maggior Consiglio

Sala del Maggior Consiglio, il Giudizio Universale


il ponte dei sospiri, da dentro
le prigioni nuove



Per tutte le informazioni e le prenotazioni, cliccate qui.

La torre dell'orologio
La torre dell'orologio è un edificio rinascimentale affacciato su Piazza San Marco. Esso è caratterizzato da una torre centrale costruita tra il 1496 e il 1499 dall'architetto Marco Codussi. Le due ali laterali sono successive.

Il quadrante dell'orologio in facciata è in oro e smalto blu, riporta le 24h e segna giorno, ora, fasi lunari e zodiaco. Subì due restauri: uno nel 1757 e uno nel 2006.

Il cuore dell'orologio è rappresentato dalla "macchina": una complicata struttura composta da ruote, ingranaggi e contrappesi.

Le Tàmbure sono due telai rotanti che riportano le ore e i minuti. Furono installate nel 1858 da Luigi De Lucia. Grazie ad essi questo fu il primo orologio digitale del mondo. Le tàmbure sorreggono 12 pannelli ciascuna: da 1 a 12 per le ore, in numeri romani, da 0 a 55 per i minuti (cadenza 5 minuti), in numeri arabi. L'orologio aveva anche il quadrante retroilluminato: le cifre sono intagliate su pannelli di zinco titeggiati di blu, con il buio delle lanterne erano appese ai telai e lasciavano filtrare la luce attraverso questi intagli.


le tàmbure, si vede anche il meccanissmo rotante del carillon
L'orologio era dotato di un carillon: ad ogni ora un carosello di statue dei Re Magi e un angelo con la tromba percorreva la piattaforma semicircolare sopra il quadrante. Con l'installazione delle tàmbure il carillon venne disattivato; però il meccanismo rotante fu lasciato e viene ancora riattivato due volte all'anno: per l'Ascensione e l'Epifania.



Sulla sommità della torre ci sono I Mori. Sono due statue di bronzo che raffigurano due pastori con una mazza in mano che battono su una campana centrale. Il nome (mori) deriva dal colore scuro del metallo. Un moro ha la barba ed è denominato "il vecchio", l'altro, senza barba, "il giovane".
Questa differenza ha un preciso significato: il moro "vecchio" batte le ore due minuti prima dello scoccare dell'ora esatta e rappresenta il tempo passato; il moro "giovane" batte le ore due minuti dopo lo scoccare dell'ora esatta e rappresenta il tempo che verrà.
la scala che sale in terrazza



il "vecchio"
il "giovane"


vista su Piazza San Marco

l'accesso alla terrazza

La visita all'orologio parte dal Museo Correr e il biglietto comprende l'accesso alle sale del museo.



Per tutte le informazioni e le prenotazioni, cliccate qui.

Nessun commento:

Posta un commento