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mercoledì 25 ottobre 2017

Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro



Tra le tante meraviglie nascoste di Milano, sicuramente va citato questo gioiello.

Si tratta del labirinto di Arnaldo Pomodoro sito in via Solari al civico 35.

L'opera occupa circa 170 mq ed è stata iniziata dall'artista nel 1995; essa si trova negli spazi ipogei dell'allora sede del Museo della Fondazione Arnaldo Pomodoro, precedentemente sede dello stabilimento Riva-Calzoni.

L'installazione è stata inaugurata nel 2011 e da allora è visibile al pubblico.
Il labirinto è rimasto nella collocazione originaria, ma nel 2011 il Museo della Fondazione ha cambiato sede: ancora prima di inaugurare il Labirinto!!

Per questo, oggi, l'opera è visitabile solo passando attraverso lo Showroom di Fendi




e di conseguenza è accessibile solo tramite prenotazione e con un calendario predefinito.
 

Per maggiori informazioni sulla Fondazione e sulle visite al Labirinto, cliccate qui.
 

Scendendo una scalinata si arriva all'ingresso:


La decorazione sul portale richiama l'epopea di Gilgamesh, il primo poema epico della storia dell'Umanità:




Tutta la struttura è in fiberglass patinato con interventi in bronzo, mentre il pavimento è in lastre di rame.

Il portale d'accesso, a prima vista molto massiccio e pesantissimo, in realtà leggerissimo perchè in fiberglass, si apre con un solo dito, per la meraviglia dei visitatori!

All'interno, il labirinto è composto da tre stanze collegate da corridoi che portano al suo cuore.

La prima stanza:



La seconda stanza:










Passando sotto un'architrave, attraverso un altro portale, si accede alla stanza più interna e segreta:





Si tratta di una sorta di mausoleo dedicato a Cagliostro, l'alchimista palermitano vissuto nel XVIII secolo e morto imprigionato presso la Rocca di San Leo, in provincia di Rimini. La forma e le dimensioni del locale sono quelli della cella di Cagliostro e, come nella cella, anche la luce proviene solo dall'alto.

Nel pavimento s'intravede un giaciglio simile a quello ove morì l'achimista.


Nell'ultimo corridoio verso l'uscita, si passa a fianco di un enorme osso di seppia: