Oggi ho esplorato i dintorni di Largo Crocetta.
Prima tappa: Cripta della chiesa della Beata Vergine Annunciata nell'Ospedale Maggiore
All’interno del vasto complesso di quello che fu nel xvi secolo l’Ospedale Maggiore Ca’ Granda e che è oggi sede dell’Università degli Studi di Milano, è situata la seicentesca chiesa della Beata Vergine Annunciata.
Al piano inferiore della chiesa, la cripta ha custodito i corpi dei degenti defunti nell’ospedale fino alla fine del xvii secolo. Le sue camere sepolcrali, in disuso dal 1695, vennero ripristinate nel 1848 per dare sepoltura ai patrioti caduti durante le Cinque Giornate di Milano, i cui resti verranno in seguito trasferiti nell'ossario sottostante al monumento di piazza Cinque Giornate.
Questa cripta è visitabile grazie ai volontari del Touring Club Italiano (vedi link).
Seconda tappa: la chiesa della Beata Vergine Annunciata nell'Ospedale Maggiore
La chiesa dell'Annunciata fu edificata nel 1637, su progetto degli architetti Giovanni Battista Pessina, Francesco Maria Ricchini e Fabio Mangone, grazie alla donazione Carcano che rese possibile ampliare la Ca' Granda.
L'edificio è a pianta quadrilatera ed è coperto da una cupola sorretta da otto colonne e coretti al primo piano. Per ornare l'altare fu commissionato al pittore Francesco Barbieri da Cento detto "Il Guercino" un dipinto raffigurante l'Annunciazione, terminato nel 1639 e ancora oggi in loco. Nell'Ottocento lo stabile fu soggetto a una serie di modifiche tra cui l'aggiunta di una parte absidale, delle vetrate, realizzate da Enrico Crespi e Ludovico Pogliaghi, e della Via Crucis di Federico Buzzi. Durante le incursioni aeree dell'agosto del 1943 l'edificio fu pesantemente colpito e i lavori di ripristino del dopoguerra ne modificarono profondamente l'aspetto interno.
Terza tappa: la Cà Granda
La Ca'
Granda, già sede dell'Ospedale Maggiore di Milano, è un
edificio situato tra via Francesco Sforza, via Laghetto e via Festa del
Perdono, a ridosso della basilica di San Nazaro in Brolo. Opera dell'architetto
fiorentino Filarete, fu uno dei primi edifici rinascimentali a Milano ed ebbe
un ampio seguito in tutta l'Italia settentrionale.
La costruzione dell'edificio prese avvio nella seconda metà
del Quattrocento, su impulso del Duca di Milano Francesco Sforza, allo scopo di
dotare la città di un unico grande ospedale per il ricovero e la cura dei
malati, che precedentemente venivano ospitati in vari ospizi sparsi per la
città.
Quarta tappa: la chiesa di Sant'Antonio Abate
Le origini del complesso ecclesiastico di S.Antonio Abate risalgono alla prima metà del '300, quando gli Antoniani, appartenenti ad un ordine monastico ospedaliero sorto in Francia nell'XI sec. furono chiamati a Milano a reggere l'ospedale fondato nell'area della chiesa attuale per legato testamentario di Ruggero del Cerro nel 1127 e destinato alla cura del "fuoco sacro" o "fuoco di S. Antonio".
Nel 1438, grazie all'intervento del precettora degli Antoniani, Filippo Provani, fu costruita la prima chiesa della quale rimangono oggi soltanto la torre campanaria e, forse, alcune parti dell'altare maggiore marmoreo della mensa. Nel 1452 l'Ospedale di Sant'Antonio venne soppresso e un decreto di Papa Nicola V stabilì che la chiesa e i suoi beni venissero dati in commenda.
I nuovi commendatari, i Trivulzio, promossero il rinnovamento dell'edificio.
L'opera venne conclusa nel 1584 dall'architetto Dionigi Campazzo.
Quinta tappa: i giardini della Guastalla
Quarta tappa: la chiesa di Sant'Antonio Abate
Le origini del complesso ecclesiastico di S.Antonio Abate risalgono alla prima metà del '300, quando gli Antoniani, appartenenti ad un ordine monastico ospedaliero sorto in Francia nell'XI sec. furono chiamati a Milano a reggere l'ospedale fondato nell'area della chiesa attuale per legato testamentario di Ruggero del Cerro nel 1127 e destinato alla cura del "fuoco sacro" o "fuoco di S. Antonio".
Nel 1438, grazie all'intervento del precettora degli Antoniani, Filippo Provani, fu costruita la prima chiesa della quale rimangono oggi soltanto la torre campanaria e, forse, alcune parti dell'altare maggiore marmoreo della mensa. Nel 1452 l'Ospedale di Sant'Antonio venne soppresso e un decreto di Papa Nicola V stabilì che la chiesa e i suoi beni venissero dati in commenda.
I nuovi commendatari, i Trivulzio, promossero il rinnovamento dell'edificio.
L'opera venne conclusa nel 1584 dall'architetto Dionigi Campazzo.
Madonna con Bambino e Angeli, di Camillo Procaccini |
Quinta tappa: i giardini della Guastalla
L'omonimo Collegio della Guastalla nasce a Milano nel 1555
ad opera di Paola Lodovica Torelli, Contessa di Guastalla, nata nel 1499 e
rimasta vedova a soli 29 anni, si trasferì a Milano dopo aver venduto il suo
feudo ai Gonzaga. Fondò quindi un monastero, dedicandosi all'educazione di
"fanciulle nobili ma decadute" che, senza dote o altri mezzi,
sarebbero finite altrimenti in convento o su una cattiva strada.
la peschiera |
La sede originaria del Collegio si trova dietro l'Ospedale
Maggiore di Milano in un grande palazzo con giardino, attuale sede del Giudice
di pace.
Nel 1937 il Comune di Milano decise di espropriare il
palazzo, e il Collegio venne trasferito a Monza.
l'albero dei sigari |
Tra gli alberi presenti nel giardino è particolarmente curiosa una catalpa bignonioides ‘Walt’,
albero dei sigari dal tronco molto contorto e monumentale e dalla chioma
asimmetrica, quasi una scultura vegetale.
Dai giardini è possibile ammirare la Sinagoga centrale di Milano: edificata nel 1892,
ricostruita nel 1953 ed ancora ristrutturata nel 1997, è il principale luogo di
culto della comunità ebraica di Milano. Dal 1993 ha preso il nome di
Tempio centrale Hechal David u-Mordechai. È situata in via Guastalla 19.
Sempre in via della Guastalla, a sinistra della Sinagoga, è possibile ammirare un curioso portale con due satiri: presumibilmente era collocato in un complesso termale romano ed è stato "riciclato".Sesta tappa: Crocetta
Le croci stazionali, o crocette, erano croci che fin dal Trecento, all’epoca di Barnabò Visconti, erano sorte nei crocevia cittadini con funzione di chiesa all’aperto in caso di pestilenza. Sotto la croce e su un tavolo, infatti, si celebravano i riti religiosi che così, senza uscire di casa, potevano essere seguiti anche dagli appestati condannati agli arresti domiciliari.
Nel biennio 1576-1577, con la peste detta di san Carlo,
che colpì Milano e il suo circondario, le crocette aumentarono di
numero: per aumentata gravità della peste, per aumentata popolazione e
aumentati crocevia. Da meno di una decina, con san Carlo Borromeo
diventarono diciannove e con il cardinale Federico Borromeo trentanove.
Con san Carlo le crocette non solo servivano per
celebrarvi la messa o per recitarvi il rosario, ma anche da stazioni
della Via Crucis (perciò dette anche stazionali), nelle quali sostare in
preghiera tutti insieme: autorità religiosa, civile, militare e
popolazione di ogni ceto. Purtroppo quest’agglomerato favoriva
paurosamente l’ulteriore diffusione della peste.
Già con san Carlo, e soprattutto dopo di lui, le
crocette cambiarono aspetto. Generalmente dedicate a uno dei primi
vescovi della chiesa ambrosiana, nelle crocette la croce si allontanava
dal suolo con l’interposizione, prima di una colonna, e poi di un
personaggio issato sulla colonna, in modo che da protagonista la croce
diventava elemento secondario di un monumento dedicato a un abitante del
paradiso con la croce in mano. Naturalmente, anche con aspetto
cambiato, davanti alle crocette riformate si sarebbero regolarmente
continuati a celebrare riti religiosi. la crocetta con la statua di San Calimero |
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