Oggi la zona di esplorazione è stata Piazza Missori.
Prima tappa: San Giovanni in Conca
Al centro di piazza Missori sorge quello che rimane dell'antica
basilica di San Giovanni in Conca, illustre testimonianza di storia e arte
milanese dal V-VI secolo al XVII secolo.
Dentro le mura romane della città sorgeva una basilica
paleocristiana o, secondo alcuni, altomedievale dedicata a San Giovanni Evangelista,
detta "in Conca" forse per l'avvallamento del terreno circostante.
Misurava 53 x 7 metri
con pianta ad aula unica e abside semicircolare, le cui fondazioni sono ancora
visibili. Con le stesse proporzioni venne ricostruita nell'XI secolo e di
nuovo, dopo le distruzioni dell'imperatore Federico Barbarossa nel 1162, nel
XIII secolo.
In questa fase la basilica, affiancata da un campanile di 24 metri e internamente
divisa in tre navate, aveva un transetto e un tiburio centrale. Sulla facciata,
una nicchia ospitava il busto di San Giovanni Evangelista, rappresentato nel
calderone di olio in cui, secondo la tradizione, lo avrebbe fatto immergere
l'imperatore Domiziano, senza che il Santo ne soffrisse.
Piacque ai Visconti l'eleganza della chiesa a tal punto che,
nel XIV secolo, la inglobarono nel recinto della loro signorile dimora, la
cosiddetta "Ca' di can", facendone la propria cappella gentilizia.
Qui, tra le pareti sontuosamente affrescate, trovarono sepoltura nel 1384
Regina Beatrice della Scala e l'anno dopo il marito, Bernabò Visconti,
avvelenato a Trezzo d'Adda dal nipote Gian Galeazzo.
Nel 1531 Francesco II Sforza donò la basilica all'ordine dei
carmelitani, che vi costruirono accanto il monastero, alzarono il campanile e
fecero decorare l'interno e la facciata in stile barocco. Il campanile,
peraltro, fu utilizzato nel XIX secolo come osservatorio astronomico.
Nel 1877 il Comune decise di far passare la nuova via Carlo
Alberto, oggi via Mazzini, nell'area occupata dalla chiesa. Nel 1879 la Comunità Valdese,
autorizzata da una delibera del Consiglio Comunale, edificava un nuovo tempio
sui resti della chiesa. L'architetto Angelo Colla ne modificò la facciata in
stile neogotico e la applicò obliquamente al corpo della chiesa, drasticamente
accorciata. Il nuovo tempio fu inaugurato l'8 maggio 1881, mentre il campanile
fu demolito nel 1885.
Nel secondo dopoguerra "esigenze imprescindibili di
viabilità" condannarono definitivamente l'edificio, che fu demolito tra il
1948 e il 1952, per realizzare l'asse viario di via Albricci-piazza Missori.
Dell'antica basilica furono salvati e restaurati solo una parte dell'abside e della
cripta, mentre elementi della facciata furono applicati a quella del nuovo
tempio valdese in via Francesco Sforza. A testimonianza di ciò, la corta via
sul fianco destro del tempio prese successivamente il nome di via San Giovanni
in Conca.
La cripta è visitabile grazie all'iniziativa "aperti per voi" del Touring Club.
Seconda tappa: Sant'Alessandro in Zebedia e Palazzo Trivulzio
La chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia è un luogo di culto
cattolico, situato nel centro storico di Milano. Essa è situata nel luogo dove
la tradizione narra che fu tenuto prigioniero Sant'Alessandro martire.
L'appellativo in Zebedia deriva dal nome del carcere in cui fu rinchiuso il
martire, che appunto si chiamava Zebedia.
La facciata, decorata da bassorilievi, secondo il modello
iniziale rinascimentale, è affiancata da due campanili.
Il Palazzo Trivulzio fu acquistato dal marchese Giorgio Trivulzio nel XVI secolo.
Nel palazzo erano ospitate le collezioni del primogenito di Giorgio Trivulzio: Teodoro Alessandro che fondò la Biblioteca Trivulziana.
Nel 1800 il palazzo diede i natali a Cristina Trivulzio, essa si trasferì poi a Locate e vi fondò alcuni istituti per i poveri: un asilo, una scuola elementare per ragazzi e ragazze, una scuola professionale per ragazze, una scuola di tecnica agraria per i ragazzi e laboratori artigianali.
Terza tappa: Palazzo Acerbi
Si narra che in corso di Porta Romana 3, presso il Palazzo
Acerbi, risalente al XVI secolo che ebbe come primo proprietario nel 1577 il
conte di San Secondo, Pietro Maria Rossi,
e successivamente il ricchissimo marchese Ludovico Acerbi nel 1615 che
fece ristrutturare il palazzo in stile barocchetto lombardo così come lo
vediamo ancora oggi, ci fosse la dimora del diavolo.
La leggenda narra che il marchese Acerbi fosse ritenuto dai
milanesi il diavolo in persona in quanto non curante del periodo della peste a
Milano del 1630, quella che il Manzoni racconta ne I Promessi Sposi, continuava
a sperperare denaro per abbellire il palazzotto e ad organizzare feste sfarzose
per i nobili rimasti in città.
Ovviamente la credenza è frutto di male dicerie sul marchese poiché
Ludovico Acerbi morì nel 1622 mentre la peste scoppiò a Milano nel 1630.
Sulla facciata del palazzo è ancora incastonata una palla di cannone risalente alle 5 giornate di Milano
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